Tutti pazzi per l’oro

Fool’s Gold è una divertentissima pellicola americana datata 2008 diretta da Andy Tennant con principali attori Matthew McConaughey che interpreta Finn e Kate Hudson nella veste di Tess.

I due protagonisti da poco divorziati, si incontrano (purtroppo) casualmente  iniziando a collaborare in una ricerca del tesoro perduto appartenente a un vecchio galeone spangolo. Questi, riescono nell’intento e non trovano solo il tesoro…ma anche l’amore perduto!

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In una delle scene del film si riuniscono tutti a tavola con gli amici e iniziano a raccontare di come la nave spagnola affondò. Nei piatti che vennero serviti sentivo il profumo degli spaghetti agli scampi e dei frutti di mare! Buonissimo!

Qual è il vostro piatto di pesce preferito? Raccontatecelo nei commenti!

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Fonti immagini: http://www.fanpop.com/clubs/fools-gold/images/9651853/title/fools-gold-photohttp://fandango.com/foolsgold_44929/moviephotospostershttp://blog.giallozafferano.it/nonsolodolcedilorena/spaghetti-agli-scampi/

 

 

Non sposate le mie figlie!

Non sposate le mie figlie! (Qu’estce qu’on a fait au bon Dieu?) di Philippe de Chauveron, un bellissimo film francese del 2015 che  racconta la storia di una coppia borghese di Francia: Claude e Marie Verneuil, con le loro quattro figlie destinate a sposarsi con un ebreo, un mussulmano, un cinese e poi l’ultima figlia con uno di colore. In un modo o l’altro si cerca di far condividere le diversità di ciascun genero anche se ogni tanto scoppia il battibecco tra di loro dove ognuno è irremovibile davanti ai principi della sua religione e delle sue origini.

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In tutte le religioni il cibo viene considerato come un dono di Dio, e bisogna conservare questo dono per la sopravvivenza della specie umana. Ognuno ha il suo modo e le sue usanze per mangiare ed è nelle diversità di ciascuno che bisogna rispettare e non criticare il modo di come alimentarsi.

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Per esempio “la carne” ed i derivati, i musulmani hanno i loro prodotti “Halal”, gli ebrei i cibi (kashèr), nella religione cristiana, a differenza di quella ebraica e islamica, non esistono regole rigide, ma invita alla moderazione nel consumo.

A tal proposito, vi racconto di una scena divertentissima del film dove la povera Marie si ritrova a dover organizzare una cena per tutta la famiglia. Avendo i tre mariti delle proprie figlie di culture differenti, si reca a comprare tre tacchini differenti: il primo dal negozio Halal per il marito mussulmano, il secondo dal negozio kasher per quello ebreo e l’ultimo da un negozio cinese!

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Sono molto curiosa di sapere come cucinate il vostro tacchino e se avete delle varianti preferite! Raccontatecelo nei commenti qui sotto!

 

Fonte immagini: http://cinema.jeuxactu.com/film-qu-est-ce-qu-on-a-fait-au-bon-dieu-2014-46784.htmhttp://www.taxidrivers.it/57918/rubriche/box-office-notte-al-museo-mantiene-il-primo-posto-seguito-da-tante-novita.htmlhttp://blog.ilgiornale.it/giani/2015/02/04/non-sposate-le-mie-figlie-matrimoni-fin-troppo-assortiti/

 

 

Quasi amici

È un film francese uscito nel febbraio del 2011, una commedia del regista Oliver Nakache con principali Attori: Francios Cluzet ed Omar Sy.

Quasi amici, ispirato ad una storia vera, racconta l’incontro tra Philippe e Driss. Philippe, un ricco borghese francese, a causa di un incedente col parapendio, lo rende paralizzato e costretto all’utilizzo delle sedie rotelle, mentre Driss, all’inizio, il suo unico obbiettivo era di far firmare il documento di disoccupazione per potersi appropriare del diritto al sussidio.

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Tra i due, malgrado le contraddizioni e le differenze culturali, sociali e lo stile di vita, nasce una inaspettata amicizia incredibile e col passare del tempo diventano inseparabili. Il film tocca anche da vicino il problema dell’immigrazione in Francia con tutti i problemi sociali e di sicurezza causati dalla scontro tra culture, religioni e modo di vivere.

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In una delle scene del film, a Philippe viene una crisi respiratoria e Driss decide di portarlo fuori alle quattro del mattino dove passano il tempo insieme a mangiare e raccontare le loro storie. Philippe infatti non si era mai sentito così bene e felice stando insieme al suo amico.

Qui il rapporto di amicizia tra i due, anche se completamente di culture differenti, è possibile!! A prescindere dal colore della pelle e dallo stile di vita, con l’amico, si può condividere dei momenti di tranquillità e di felicità. E perché no, condividere anche con lui dei momenti di gioia insieme davanti ad un piatto. A prescindere dal tipo di cibo e dai piatti che si consumano insieme con un amico/a, vale molto di più la persona che ti fa compagnia.

“Il piacere dei banchetti non si deve misurare dalle squisitezze delle portate, ma dalla compagnia degli amici e dai loro discorsi”. – Cicerone –

A voi piace mangiare quando siete in compagnia con gli amici? Che senso dà mangiare un piatto con un amico/a?

Raccontate un po’ le vostre esperienze del legame tra cibo ed amicizia!

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Ma ora vi propongo, ispirandomi a questo film, il mio piatto preferito quando sono fuori con gli amici! Si tratta di un dolce….Pudding al limone!

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Fonti foto: http://www.cinessonne.com/pages/films/i/intouchables.htmlhttp://soapandvideotapes.wordpress.com/2012/09/29/the-intouchables-so-an-afro-frenchman-walks-a-quadriplegic-into-a-bar/http://www.auditoriumcasatenovo.com/film-2011-2012/quasi-amici.htmhttp://www.veraclasse.it/ricette/lelegante-pudding-al-limone-senza-glutine_25347/

 

 

La Crème brulée di Amélie

Il film creato nel 2001 ambientato a Parigi con protagonista Audrey Tautou che nel film si chiamerà Amélie. Lavora come cameriera in un bar di Montmartre vivendo la sua vita in modo spensierato tra una visita a suo padre vedovo e piccoli piaceri come: mangiare la Crème brulèe col cucchiaino, mangiare i lamponi sulle dita e affondare le mani nelle spezie.

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Nel giorno in cui morì la principessa Diana, Amèlie, trova nel suo appartamento una scatoletta, che con grande stupore apre. Trova all’interno dei ricordi e giocattoli e capisce che probabilmente devono appartenere ad un bambino che prima abitava in quello stesso appartamento. Così il giorno dopo si mette alla ricerca di questo ragazzo, chiedendo alla portinaia e girando la città. Finalmente scoprì il suo nome :Dominique Bretodeau. Chiamò tutti gli abitanti della sua città che avessero questo nome senza riuscire a rintracciare il proprietario della scatoletta, allora non appena decise di rinunciare scoprì chi era il proprietario. Era il suo vicino di casa, che viene chiamato “uomo di vetro” a causa della sua osteoporosi.

Amélie gli consegna di nascosto la sua scatola e quando Dominique la trova si reca al bar dove lavora Amélie per raccontargli del fatto che gli era accaduto, ignaro che sia lei l’artefice e dicendo anche che vorrebbe recuperare i rapporti con la figlia e suo nipote. Amélie rimane colpita dalla reazione di Dominique, in cui dopo una notte insonne a pensare, decise di aiutare Dominique.

Dopo una serie di fatti accaduti Amélie incontra lo sguardo di Nino, un ragazzo che collezionava fototessere mal riuscite che la gente buttava via. Amélie se ne innamora e alla seconda volta che lo incontra, lui era in preda a un inseguimento di un uomo che gli aveva rubato la sua vespa con l’album delle foto. Amélie cerca di aiutarlo, scoprendo chi fosse il ladro.

Da questa avventura entrambi si conoscono e si amano, ma dopo una serie di disguidi lei non vuole più saperne di Nino. Nel frattempo Dominique le invia un messaggio in videocassetta e in quel momento Amélie deciderà di unirsi a Nino per il resto della sua vita.

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La Crème brulèe di Amélie è un dessert con crema inglese cotta e la sua base è ricoperta di zucchero caramellato, dolce proprio come lei.

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Fonte immagini:

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Il piatto del Padrino

E’ un film del 1972 con due seguiti con ” Il padrino- parte 2°” 1974 e “Il padrino- parte 3° ” 1990.

Ambientato a New york nel 1945 in cui la famiglia  siciliana Corleone si era trasferita. Il protagonista Vito Corleone che dopo anni di crimine, organizzazioni nel gioco d’azzardo illegale, prostituzione e racket sindacali diventa il potente padrino Don Vito Corleone.

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Nella sua organizzazione di affari illegale coinvolge:

  • primogenito Santino, detto Sonny
  • secondogenito Fredo
  • figliastro Tom Hagen che è il suo braccio destro

I suoi modi di fare sono molto eleganti e dai modi garbati, basati soprattutto sul rispetto e l’amicizia pretendendo da chi chiede favori la sua devozione e riconoscenza assoluta.

Dopo il matrimonio “alla siciliana” di sua figlia Connie, Don Vito riceve una visita da Sollozzo, un pericoloso trafficante di droga detto anche “Il Turco” del clan Tattaglia che gli chiede una protezione  e un aiuto finanziario di un milione di dollari, per aumentare il suo traffico di droga. Don Vito rifiuta la sua richiesta facendo così scoppiare tra le due famiglie mafiose una guerra con reciproci attentati e attacchi a vari capi e rappresentanti della famiglia.

Micheal Corleone, detto “Mike”  è l’unico figlio a non essere stato coinvolto nell’organizzazione del padre Don Vito, che sapendo che il padre era in pericolo di vita a seguito di un attentato, convince il fratello Sonny a uccidere Sollozzo, invitandolo a una cena e facendogli un tranello per trattare una tregua. Mike allora affronta Sollozzo che il capitano di polizia il quale era stato corrotto per scortarlo.Li uccide in un ristorante del Bronx, così per evitare di essere arrestato o ucciso si rifugia in Sicilia dove incontrerà Apolonnia di cui se ne innamora e si sposerà, ma pochi mesi dopo verrà uccisa da un attentato al tritolo.

Nel frattempo, a New York Sonny morì in un’imboscata e Don Vito che si riprese si rimette al comando che triste del tragico attentato del figlio decide di mettere fine alla famiglia. Chiama in un incontro i vari capi delle principali famiglie mafiose per sistemare la situazione. Durante il loro incontro decisero di permettere lo spaccio di droga con delle regole che dovevano rispettare tutti, altrimenti si sarebbe fatta un’altra guerra.

Rientrato Mike in America, prende il posto di Sonny e nello stesso periodo si sposa con Kay Adams una sua vecchia compagna di college in cui con le avrà il suo primogenito Anthony. Don Vito morì nel 54′ e Mike ricevette una proposta dagli altri capi, cioè stipulare un nuovo accordo di pace. Egli lo rifiuta e sapendo che volevano ucciderlo anticipa una serie di eventi che faranno uccidere il suo rivale Moe Green durante un battesimo e chi lo aveva precedentemente tradito cioè Tessio e il marito di Corinne ,Carlo Rizzi. Una volta usciti da questa guerra di mafia, la famiglia Corleone inizia a traferirsi in Nevada, Las Vegas e Reno. Connie che venne informata sulla morte del marito e accusa Mike,Kay chiede a suo marito se quello che aveva detto Connie fosse vero, ma lui negò e le disse di non impicciarsi dei suoi affari, ma lei capì comunque che prese il posto del padre, diventando il nuovo Padrino.

Volete sapere cosa ha mangiato Don Vito Corleone nel film?

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Riconoscete questo piatto italiano?

“Spaghetti al sugo di polpette”

Il sugo di pomodoro insaporito con aglio e cipolla. In un padella si friggono le polpette fatte con:

  • carne trita
  • formaggio
  • pane secco ammorbidito col latte
  • uova
  • prezzemolo
  • pizzico di sale e pepe.

Dopo averle fritte le metto a cuocere col sugo e si servono con gli spaghetti, con una spolverata di prezzemolo.

Un piatto povero, ma delizioso.

Fonte immagine:

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È l’ora del tè…sul soffitto, con Mary Poppins!

Oggi voglio parlarvi di Mary Poppins, film della Walt Disney del 1964. La vicenda si svolge a Londra nel 1906 e vede come protagonista la famiglia Banks. Il capofamiglia, un banchiere tutto d’un pezzo che, dopo le dimissioni improvvise della governante che si occupa dei figli Jane e Michael, decide di occuparsi personalmente dell’assunzione della nuova tata.

L’uomo desidera che la nuova bambinaia sia austera con i bambini e impartisca loro una ferrea educazione. Il signor Banks stila personalmente la lista delle qualità che la futura governante dovrà avere.

Ma non è l’unico ad aver immaginato una “tata ideale”, infatti anche i figli hanno steso una loro personale lista con le caratteristiche della tata.

Ma come risultato, i bambini ottengono solo la distruzione del bigliettino da parte del padre, il quale lo getta nel camino.

È proprio attraverso questo escamotage del camino che arriva la fantastica Mary Poppins. La quale, quando arriva a casa Banks, dice di aver risposto all’annuncio (recuperato grazie ai suoi poteri magici) dei bambini.

La particolarità di Mary Poppins è che, a differenza delle altre governanti, è lei ad esaminare il suo datore di lavoro. Inoltre, una ulteriore differenziazione dal libro al quale Mary Poppins è ispirata, è il fatto che nel romanzo viene ricalcata la classica figura della bambinaia inglese austera e brutta, mentre nel film, è bella e dolce. Del resto, avrebbe potuto essere altrimenti trattandosi di un film della Walt Disney?

Ripensando a questo cult, ricorderete la scena in cui Mary, i bambini e Bert (lo spazzacamino) si trovano a casa dello zio Albert per un tè? Fatto sta che il tè in questione non avrebbero mai potuto prenderlo come tutte le persone normali, cioè intorno a un tavolo…e infatti, l’hanno preso sul soffitto!

All’inizio Mary è un po’ restia nell’accettare l’invito dello zio, ma poi, coinvolta dall’entusiasmo dei bambini e di Bert che ridono a crepapelle a seguito delle barzellette che l’uomo racconta, non può fare altro che volare anche lei sul soffitto e servire il tè ai commensali, i quali erano già a loro volta volati sul soffitto per mettersi intorno al tavolo (ovviamente, volato anch’esso magicamente).

La tavola è “volata” già imbandita e, mentre si posizionava al centro, si sente lo zio dire ai bambini di fare attenzione al pane e al burro. Ma cosa sarebbe il tè inglese (ricordate che siamo a Londra) senza i famigerati biscotti?

9gakpq Per prepararli in casa, vi occorrono i seguenti ingredienti:

250 gr di farina, 150 ml di latte, 10 gr di zucchero, 5 gr di sale, 4 gr di cremor tartaro, 4 gr di bicarbonato di sodio, 2 uova e 25 gr di burro.

Setacciate insieme la farina con il sale, il bicarbonato e il cremor tartaro. Fate la fontana, sgusciate un uovo nel mezzo, versate 150 ml di latte a filo e il burro fuso, aggiungete lo zucchero e iniziate a impastare. Lavorate fino a ottenere una pasta liscia, morbida e compatta. Stendete con il matterello una sfoglia spessa circa 2 cm.

Con uno stampino di 5 cm di diametro ricavate tanti dischi. Spennellateli con l’uovo rimasto leggermente emulsionato con qualche cucchiaio di latte e cuocete in forno preriscaldato a 180 °C per un quarto d’ora al massimo.

E se invece vi andassero i cookies al cioccolato? Niente paura, ci sono anche quelli!

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300 gr di farina 00, 100 gr di cioccolato fondente, 125 di burro (lasciatelo almeno mezz’ora fuori dal frigo così si ammorbidisce, potete anche usare la margarina vegetale al posto del burro che é più morbida; più burro metterete nell’impasto e più verranno soffici i biscotti), 200 gr di zucchero a velo (oppure, se non lo avete, 150 gr di zucchero normale -bianco, oppure metà bianco e metà di canna-. Secondo quanto afferma l’autrice di questa ricetta, quello di canna ha reso la superficie dei biscotti croccanti con un cuore morbido dentro), 2 uova intere belle grandi, 1 pizzico di sale e vanillina (in alternativa potete usare essenza di vaniglia vera, ne bastano poche gocce nell’impasto).

Innanzitutto tritate la cioccolata a pezzettini. Poi, in una ciotola, mettete il panetto di burro intero, aggiungete lo zucchero e un pizzico di sale. Dopodiché, con uno sbattitore automatico, mischiate tutti gli ingredienti finché non assumono l’aspetto di una crema burrosa (se non avete uno sbattitore a portata di mano, fate questo procedimento con una forchetta: schiacciate e mescolate insieme tutti gli ingredienti fino ad ottenere la crema, così come descritta sopra).

A questo punto, aggiungete anche le due uova e mescolate il tutto per circa due minuti.

Ora aggiungete la farina,  le scaglie di cioccolato e infine la bustina di lievito. Amalgamate tutto quanto per bene.

Fatto tutto ciò, impastate tutto fino ad ottenere una pasta liscia e morbida.

Prendete una teglia e foderatela con carta da forno. Tagliate dal vostro panetto dei pezzetti di pasta e appiattiteli (potete anche usare degli stampini se li avete, ma considerate che la loro forma originale è rotonda), andando poi ad adagiarli nelle teglia. Infornateli per 45 minuti a 180°.

Alcune varianti delle scaglie di cioccolato possono essere: essenza di arancia o limone, oppure della marmellata.

Tutti gli ingredienti della ricetta quindi resteranno uguali ad eccezione, appunto, delle gocce di cioccolato.

Scegliete una marmellata di pesche o fragole, mettetela in una ciotola e aggiungete delle gocce di acqua fredda e mescolate. L’acqua serve affinché la marmellata resti più acquosa e non si asciughi una volta in forno. Appiattite i biscotti e adagiateli nella teglia. Fate anche leggermente pressione col pollice in modo tale da poter adagiare nella “fossetta” che si crea, la marmellata.

Potete anche impastare con delle scaglie di cocco o delle nocciole, state attenti, in questo caso, a diminuire le dosi della farina, altrimenti il vostro impasto risulterà essere troppo secco.

Per la ricetta -e relativa immagine-  degli scones (la prima) ringrazio Oggi cucina; per quella dei cookies -e relativa immagine-  ringrazio invece KoalaLondinese. L’immagine in testa all’articolo invece è tratta dalla scena del film che si trova su youtube.

N.B. Non avendoli mai mangiati fatti in casa, ovviamente non conoscevo il tipo di preparazione che occorreva seguire e per questo, mi sono affidata a ricette provenienti dai siti sopra citati.

ANTEPRIMA FFD: Arrival – Il film per eccellenza per i comunicatori

Raramente ci capita la fortuna di vedere film che ci parlano, che ci toccano profondamente, che comunicano con noi con la nostra lingua dell’anima. E mai avrei immaginato che uno di questi per me potesse essere Arrival, un film di fantascienza da cui mi sarei aspettata la solita trama alla Indipendence Day.

Invece, da traduttrice, linguista, comunicatrice e mamma questo film sembra essere scritto apposta per me e il regista, Denis Villeneuve, ha saputo toccare magistralmente moltissime corde profonde, tenendomi aggrappata alla visione dalla prima all’ultima scena, fino al toccante finale.

Protagonisti del film sono Louise, un’esperta linguista, e Ian, uno scienziato. Louise, in particolare, viene incaricata dal governo americano di cercare di comunicare con gli alieni che sono misteriosamente comparsi nei cieli di 12 nazioni diverse con altrettante navi spaziali, per scoprire quali siano le loro intenzioni. Lo stesso fanno i team di esperti degli altri Paesi e per un po’ le rispettive scoperte vengono condivise fino a quando i cinesi non interpretano un’informazione ricevuta durante uno dei loro incontri in un modo che li spinge a troncare qualsiasi trasmissione. Tutte le nazioni seguono il loro esempio, e gli schermi in cui campeggiano le scritte “DISCONNECTED” sono un’immagine perfetta di cosa significhi non comunicare, essere disconnessi. E poiché, come sappiamo, anche il non comunicare è esso stesso un modo di comunicare (I assioma della comunicazione, “è impossibile non comunicare”), questo “black-out” volontario apre la porta a scenari di incomprensione a livello mondiale e oltre.

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L’unica che con caparbietà e amore prosegue imperterrita nel tentativo di capire la misteriosa lingua degli alieni è Louise, la quale, man mano che proseguono gli incontri, si trova coinvolta in un vortice di immagini oniriche, in un continuo ping pong tra la realtà e déja-vu della sua vita.

Bellissime sono le scene in cui la squadra entra nella misteriosa nave spaziale e comunica con i due alieni eptapodi attraverso un vetro speciale, le visioni di Louise sulla figlia Hannah e… molto altro. Non posso dirvi di più perché il film è ricco di colpi di scena e corro il rischio di spoilerarvelo e di guastarvi la visione.

Credo di poter dire che questo film è appena entrato come minimo di diritto nella top 20 dei film che mi sono piaciuti di più in assoluto. Ottima la regia e splendidi gli attori, Amy Adams, Jeremy Renner, Forest Whitaker, giusto per nominare quelli principali.

Trailer ufficiale italiano:

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Trailer ufficiale internazionale:

Trailer internazionale

Poiché il film è decisamente drammatico, per stemperare un po’ la tensione e farci tornare il sorriso con un po’ di humour direi che sicuramente il piatto che possiamo abbinarvi è la deliziosa ricetta dei calamari ripieni al forno  (in onore dei nostri amici alieni calamaroni).

Occorrente

Calamari (1 per ogni commensale)

Mollica di pane

1 uovo

Prezzemolo

Capperi e olive

Vino bianco

Parmigiano

Olio, sale e pepe

Procedimento

Lavate e pulite bene i calamari e staccate i tentacoli, che taglierete a pezzetti molto fini e passerete in padella con olio, uno spicchio d’aglio e un bicchiere di vino bianco.

Preparate un battuto fine di prezzemolo, capperi e olive e bagnate la mollica di pane con acqua. quando il vino sarà evaporato, aggiungete il composto in padella e amalgamate bene, salando e pepando a piacere. Mettete il tutto in una ciotola e aggiungete l’uovo e il parmigiano. A questo punto il ripieno è pronto.

Farcite le sacche dei calamari badando a non riempirle del tutto e chiudete in fondo con uno stuzzicadenti.

Ungete una pirofila e adagiate i calamari farciti. Bagnateli con mezzo bicchiere vino bianco e infornateli a 180° per 40 minuti.

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Buon appetito e buona visione!

Amore, Cucina e Curry.

È un film del 2014 diretto da Lasse Hallstrom ed è stato prodotto da Steven spleperg, interpretato da Helen Mirren (Madame Mallory), Om Puri (papà Kadam), Manish Dayal (Hassan) e Charlotte Le Bon(Marguerite).

A seguito della distruzione del loro ristorante in India, la famiglia Kadam decide di lasciare Mumbai in India ed intraprendere un viaggio solitario in Europa passando dall’Inghilterra alla Francia dove finiscono, per problemi ai freni dalla macchina su qui viaggiavano, in un piccolo paese nel sud della Francia. Il Sig. Kadam decide di aprire un ristorante che fa dei piatti tipici indiani utilizzando tutto ciò che offrono i sapori delle spezie, aromi indiani ed orientali. Purtroppo il ristorante si trova di fronte ad un ristorante francese di proprietà di Madame Mallory la quale entra subito in concorrenza con gli indiani impedendo loro anche di trovare le materie prime dal marcato (era tutto sempre venduto alla Mallory). Ma alla fine Madame Mallory si rende conto del talento del giovane cuoco Hassan e lo convince a lavorare per lei. Hassan riesce a portare altre due stelle al ristorante di Mallory e comincia dei viaggi a Parigi che lo rendono molto famoso.

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La cosa che mi ha colpito del film è la valigia delle spezie e dei sapori dell’India, è la valigia dei tesori che  non ha mai abbandonato Hassan e che portava sempre con sé.

“Infatti ,mangiare è una esperienza molto sensoriale che certi combinazioni di sapori ed aromi attivino gli enzimi e stimolino determinati parti del cervello evocando piaceri e anche ricordi di esperienze piacevoli, è come quel certo profumo che ti ricorda il primo amore, e così i piatti sono memoria”

Infatti, capita spesso che un piatto, un certo sapore o profumo, un gusto che tu hai appena assaggiato; ti può fare viaggiare attraverso la macchina del tempo evocando quel piacere dei certi ricordi indimenticabili:

Tornando alla valigia dei tesori delle spezie, volevo darvi una ricetta di un piatto indiano famoso che mangiavo a Dubai, dove sono nata, si tratta di “Briyani di pollo”!

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Ingredienti: riso basmati, carne di pollo con le ossa, cipolla, chiodi di garofano, pezzi cannella, uva secca, cardamomo, curry, curcuma, foglie di alloro, sale e pepe.

Buon appetito!

 

Fonti foto: https://www.saporie.com/public/img/biryani-di-pollo-119487.jpghttp://www.deejay.it/eventi/amore-cucina-e-curry/399587/http://www.filmforlife.org/2015/03/amore-cucina-e-curry-e-la-omelette-di-hassan/

Brindiamo a Florence Foster Jenkins – Il Manhattan di St Clair

Ieri sera a Los Angeles, come ogni anno ormai da 74 edizioni, ha avuto luogo la cerimonia di assegnazione dei Golden Globes, uno dei premi cinematografici più ambiti. Il film che ha fatto man bassa di premi quest’anno è La la land, ma a fare scalpore è stata Meryl Streep, ottima protagonista del film Florence Foster Jenkins (per gli amici “Florence”), che ha ricevuto un premio alla carriera e ha lasciato tutti di stucco, entusiasti e commossi con il suo discorso. Non l’ha mai nominato, ma il bersaglio principale di tale discorso è stato senz’altro Donald Trump, che, dal canto suo, ha fatto spallucce e ha minimizzato la sua importanza dichiarando che si tratta solo dell’opinione di un’amante di Hillary Clinton.

Ciò che personalmente più mi ha commosso, però, è stata la chiusura, con un ricordo per la sua cara amica, la principessa Leia (Carrie Fisher) di recente scomparsa: “Take your broken heart, make it into art“. Questa secondo me è una verità assoluta: dobbiamo sempre prendere tutto ciò che ci capita nella vita, anche le esperienze più brutte, i dolori più grandi, e trasformarlo in qualcosa di positivo, di grande.

Ma sto divagando. Il film di cui volevo parlarvi oggi, naturalmente, è Florence. Si tratta della storia vera di una cantante lirica, Florence Foster Jenkins, appunto, che divenne famosa per le sue pessime doti canore. Il suo paladino è il marito, interpretato da Hugh Grant, che per proteggerla e per proteggere il suo sogno, convinta com’è di avere la voce di un usignolo, sfrutta il suo denaro (è infatti un’ereditiera newyorchese) per organizzare concerti privati in cui il pubblico è debitamente indottrinato e non le lascia sospettare nulla. Naturalmente anche le recensioni che Florence trova al mattino sul suo letto sono sempre entusiastiche. Il segreto deve essere mantenuto a ogni costo, a volte anche in maniera rocambolesca.

In questo piano complicato viene coinvolto anche un pianista (l’eccezionale Simon Helberg) che, suo malgrado, rimane affascinato da Florence e ne diventa amico, al punto da mettere a repentaglio anche le proprie speranze di carriera quando verrà organizzato un grandioso concerto alla Carnegie Hall, una delle più importanti sale da concerto di New York (“là fuori ci ammazzeranno”, dichiara sconsolato).

Il film ti trascina in un’altalena di sentimenti, a tratti divertente e sfrontato, a tratti triste e riflessivo. È un film che ti ispira, che ti sprona a seguire i tuoi sogni. A lavorare duramente per realizzarli. Di sfondo la malattia di Florence, contratta dal suo primo marito e che di fatto, oltre a farla soffrire moltissimo (il medico che la visita è stupito per il fatto che sia sopravvissuta così a lungo) le strappa il sogno di diventare pianista e apre le porte all’infedeltà del marito, che addirittura vive con l’amante in un’altra casa, dove si balla e si beve dopo il bacio della buonanotte alla moglie legittima.

 

 

E ciò che si beve in questo film con brindisi all’amicizia e “in one” è uno dei più celebri e amati cocktail del mondo (e forse anche il più antico), il Manhattan.

Oggi vi voglio far scoprire la ricetta per preparare quest’ottimo cocktail.

 

Il Manhattan di St Clair

Realizzarlo è molto semplice, anche perché il Manhattan non si shakera, si mescola nel mixing glass.

Occorrente

Rye Whiskey (5 parti) (o Bourbon, a seconda dei gusti)

Vermouth rosso (2 parti)

Angostura bitter (1 goccia)

Ghiaccio

Ciliegina per decorare

Un mixing glass, coppe martini, uno strainer e cannuccia (per mescolare).

 

Procedimento

Mettete del ghiaccio nel mixing glass, aggiungete per prima cosa una goccia di angostura, quindi versate il rye whiskey insieme al vermouth rosso. Mescolate delicatamente finché le pareti del bicchiere non saranno quasi gelide.

Versate nella coppa dopo aver collocato la ciliegina al maraschino sul fondo (e filtrando con lo strainer). Et voilà, il gioco è fatto.

 

Naturalmente del Manhattan esistono numerose varianti, quindi potrete ad esempio anche sbizzarrirvi a provare la versione dry o il “Manhattan perfect”.

Solitamente bevuto come aperitivo, può accompagnare carni rosse, secondi piccanti, pesce.

 

A questo punto siete pronti a lanciarvi in un ballo sfrenato insieme a St Clair! Non perdetevi questo film, magari sorseggiando un buon Manhattan.

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Eternal Sunshine of the Spotless Mind – Il piatto preferito di Clementina e Joel

Come sapranno coloro che hanno avuto modo di viaggiare un po’ in giro per l’Europa, soprattutto nella sua parte settentrionale, in gran parte dei Paesi i film al cinema sono in lingua originale e sottotitolati nella lingua locale. L’Italia è infatti uno dei pochi Paesi al mondo a doppiare tutti i film, cosa che spesso può rendere dei capolavori dei film mediocri o in rari casi trasformare un film mediocre in un capolavoro.

Questo grazie all’abilità dei doppiatori, tanto che i fan di determinati attori notano subito quando il loro beniamino è doppiato da un artista diverso, creando addirittura fan club o gruppi a favore di questo o quel doppiatore per i film di un determinato attore.

Ma non è solo un buon doppiatore a rendere giustizia a un film. Certe volte anche la semplice traduzione di un titolo può essere più o meno accattivante e in alcuni casi può essere addirittura un disastro.

Questo è il caso del film di cui intendo parlare oggi, che, originariamente intitolato “Eternal Sunshine of the Spotless Mind”, si è visto storpiare brutalmente in “Se mi lasci ti cancello”. La traduzione del titolo di questo film da molti considerato un capolavoro è stata a lungo oggetto di dibattito, tanto che ancora oggi si sente spesso di persone che non hanno visto il film perché fuorviate dal titolo. Alcuni sostengono invece che una simile traduzione aberrante sia stata un’astuta mossa di marketing. Ai posteri l’ardua sentenza. Personalmente tendo più a schierarmi dalla parte di coloro che si inalberano, perché il film merita di essere visto almeno una volta.

Cosa si può fare se l’amore finisce? Come si può riuscire a togliersi dalla mente una persona che per un motivo o per l’altro non si desidera più che faccia parte della propria vita?

Semplice, basta cancellarla.

In una sola notte, un complicato procedimento condotto dagli aiutanti dell’ideatore del metodo porta alla cancellazione totale di tutti i ricordi legati all’altra persona e il paziente al risveglio non ricorda più nulla. Niente di più semplice. Però… i guai per il team di sprovveduti aiutanti (che durante la procedura si dedicano a tutt’altro che al lavoro) iniziano quando il protagonista, Joel, cambia idea e decide di non voler più cancellare i ricordi dell’amore della sua vita, Clementine, una ragazza un po’ strana (per dirla con parole sue “una ragazza un po’ incasinata che cerca la sua pace mentale”) che colta da un impulso improvviso l’aveva cancellato per prima.

I due innamorati, infatti, iniziano una fuga nei ricordi, cercando di nascondersi per non farsi trovare dal macchinario che inesorabilmente cancella tutti gli avvenimenti dalla mente di Joel, costringendo lo stesso dottore a intervenire in prima persona per cercare di recuperare lo sgusciante paziente che è andato a finire fuori della mappatura dei ricordi.

A quale piatto sono legati Joel e Clementina? Il leit-motiv culinario di questo film è senz’altro il pollo. È infatti il protagonista del primo incontro dei due giovani, avvenuto a una festa in spiaggia: Joel si è isolato dal gruppo e sta mangiando pollo. Clementina gli si avvicina e inizia a parlare. E gliene chiede un pezzo.

Ma è ancora pollo quello che mangiano insieme al ristorante. Questa volta in versione orientale. In diversi punti del film, infatti, vediamo i due mangiare al ristorante o a casa cibo orientale take-away, con le bacchette. E sinceramente non riuscirei a immaginarmeli a mangiare altro, viste le loro personalità particolari.

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Siccome uno dei miei trip più recenti è quello per il wok, è senz’altro un piatto asiatico quello che desidero abbinare a questo film. Qualche mese fa mi sono infatti comprata uno splendido wok in ghisa e siccome ho la pessima abitudine, in tutto ciò che faccio, di voler fare le cose bene o di non farle affatto, vi devo confessare che il wok non è ancora mai stato usato. Ma prima o poi lo inaugurerò e sono sicura che a quel punto non lo abbandonerò più. Questa ricetta potrebbe quindi essere un ottimo motivo per inaugurare questa mitica pentola. Naturalmente non dovete per forza avere un wok in ghisa per cucinarla, una pentola qualsiasi tipo wok andrà più che bene.

Pollo di Clementina e Joel

Ingredienti:

Petto di pollo, zenzero fresco, cipollotti, carote, peperoni rossi, peperoncino thai fresco, aglio, salsa di ostriche, salsa di pesce, zucchero di palma, olio di semi di arachidi, salsa di soia.

Procedimento:

Innanzitutto tagliate lo zenzero fresco a listarelle e mettetelo in acqua per una decina di minuti. Così facendo perderà un po’ della sua carica. Più amate il sapore dello zenzero, meno lasciatelo in ammollo, naturalmente. Nel frattempo, tagliate il pollo a dadini e il resto delle verdure a listarelle (a julienne). Tritate l’aglio finemente. A parte, preparate una salsina mescolando salsa di soia, salsa di ostriche, un paio di cucchiaini di zucchero e due cucchiaini di salsa di pesce.

A questo punto, riscaldate un po’ d’olio nel famoso wok (o in una normale padella antiaderente) e aggiungete l’aglio, lo zenzero (naturalmente scolato) e i peperoncini. Dopo alcuni secondi, aggiungete il pollo e i cipollotti e fate andare il tutto per 5 minuti.

Aggiungete un paio di cucchiai d’olio e quindi unite carote e peperoni nella padella. Lasciate cuocere per altri 3-4 minuti e aggiungete la salsa, mescolando bene.

Naturalmente questo fantastico piatto orientale (una ricetta thai che ha però le sue radici nella cucina cinese) può essere servito accompagnato da riso bianco.

L’unica oggettiva difficoltà, per chi non vive in una grande città, può essere il reperimento degli ingredienti, ma quando mi faccio prendere da queste ispirazioni progetto sempre un viaggetto al supermercato meglio fornito della zona per fare incetta di tutto l’occorrente. E devo dire che ultimamente anche nelle città più piccole i supermercati hanno sempre un discreto assortimento di ingredienti strani ed esotici, per la gioia di tutti coloro che amano sperimentare.

Fatemi sapere se l’avete provato. E naturalmente ditemi anche cosa ne pensate del film. Una storia d’amore senza macchia.