Come sapranno coloro che hanno avuto modo di viaggiare un po’ in giro per l’Europa, soprattutto nella sua parte settentrionale, in gran parte dei Paesi i film al cinema sono in lingua originale e sottotitolati nella lingua locale. L’Italia è infatti uno dei pochi Paesi al mondo a doppiare tutti i film, cosa che spesso può rendere dei capolavori dei film mediocri o in rari casi trasformare un film mediocre in un capolavoro.
Questo grazie all’abilità dei doppiatori, tanto che i fan di determinati attori notano subito quando il loro beniamino è doppiato da un artista diverso, creando addirittura fan club o gruppi a favore di questo o quel doppiatore per i film di un determinato attore.
Ma non è solo un buon doppiatore a rendere giustizia a un film. Certe volte anche la semplice traduzione di un titolo può essere più o meno accattivante e in alcuni casi può essere addirittura un disastro.
Questo è il caso del film di cui intendo parlare oggi, che, originariamente intitolato “Eternal Sunshine of the Spotless Mind”, si è visto storpiare brutalmente in “Se mi lasci ti cancello”. La traduzione del titolo di questo film da molti considerato un capolavoro è stata a lungo oggetto di dibattito, tanto che ancora oggi si sente spesso di persone che non hanno visto il film perché fuorviate dal titolo. Alcuni sostengono invece che una simile traduzione aberrante sia stata un’astuta mossa di marketing. Ai posteri l’ardua sentenza. Personalmente tendo più a schierarmi dalla parte di coloro che si inalberano, perché il film merita di essere visto almeno una volta.
Cosa si può fare se l’amore finisce? Come si può riuscire a togliersi dalla mente una persona che per un motivo o per l’altro non si desidera più che faccia parte della propria vita?
Semplice, basta cancellarla.
In una sola notte, un complicato procedimento condotto dagli aiutanti dell’ideatore del metodo porta alla cancellazione totale di tutti i ricordi legati all’altra persona e il paziente al risveglio non ricorda più nulla. Niente di più semplice. Però… i guai per il team di sprovveduti aiutanti (che durante la procedura si dedicano a tutt’altro che al lavoro) iniziano quando il protagonista, Joel, cambia idea e decide di non voler più cancellare i ricordi dell’amore della sua vita, Clementine, una ragazza un po’ strana (per dirla con parole sue “una ragazza un po’ incasinata che cerca la sua pace mentale”) che colta da un impulso improvviso l’aveva cancellato per prima.
I due innamorati, infatti, iniziano una fuga nei ricordi, cercando di nascondersi per non farsi trovare dal macchinario che inesorabilmente cancella tutti gli avvenimenti dalla mente di Joel, costringendo lo stesso dottore a intervenire in prima persona per cercare di recuperare lo sgusciante paziente che è andato a finire fuori della mappatura dei ricordi.
A quale piatto sono legati Joel e Clementina? Il leit-motiv culinario di questo film è senz’altro il pollo. È infatti il protagonista del primo incontro dei due giovani, avvenuto a una festa in spiaggia: Joel si è isolato dal gruppo e sta mangiando pollo. Clementina gli si avvicina e inizia a parlare. E gliene chiede un pezzo.
Ma è ancora pollo quello che mangiano insieme al ristorante. Questa volta in versione orientale. In diversi punti del film, infatti, vediamo i due mangiare al ristorante o a casa cibo orientale take-away, con le bacchette. E sinceramente non riuscirei a immaginarmeli a mangiare altro, viste le loro personalità particolari.
Siccome uno dei miei trip più recenti è quello per il wok, è senz’altro un piatto asiatico quello che desidero abbinare a questo film. Qualche mese fa mi sono infatti comprata uno splendido wok in ghisa e siccome ho la pessima abitudine, in tutto ciò che faccio, di voler fare le cose bene o di non farle affatto, vi devo confessare che il wok non è ancora mai stato usato. Ma prima o poi lo inaugurerò e sono sicura che a quel punto non lo abbandonerò più. Questa ricetta potrebbe quindi essere un ottimo motivo per inaugurare questa mitica pentola. Naturalmente non dovete per forza avere un wok in ghisa per cucinarla, una pentola qualsiasi tipo wok andrà più che bene.
Pollo di Clementina e Joel
Ingredienti:
Petto di pollo, zenzero fresco, cipollotti, carote, peperoni rossi, peperoncino thai fresco, aglio, salsa di ostriche, salsa di pesce, zucchero di palma, olio di semi di arachidi, salsa di soia.
Procedimento:
Innanzitutto tagliate lo zenzero fresco a listarelle e mettetelo in acqua per una decina di minuti. Così facendo perderà un po’ della sua carica. Più amate il sapore dello zenzero, meno lasciatelo in ammollo, naturalmente. Nel frattempo, tagliate il pollo a dadini e il resto delle verdure a listarelle (a julienne). Tritate l’aglio finemente. A parte, preparate una salsina mescolando salsa di soia, salsa di ostriche, un paio di cucchiaini di zucchero e due cucchiaini di salsa di pesce.
A questo punto, riscaldate un po’ d’olio nel famoso wok (o in una normale padella antiaderente) e aggiungete l’aglio, lo zenzero (naturalmente scolato) e i peperoncini. Dopo alcuni secondi, aggiungete il pollo e i cipollotti e fate andare il tutto per 5 minuti.
Aggiungete un paio di cucchiai d’olio e quindi unite carote e peperoni nella padella. Lasciate cuocere per altri 3-4 minuti e aggiungete la salsa, mescolando bene.
Naturalmente questo fantastico piatto orientale (una ricetta thai che ha però le sue radici nella cucina cinese) può essere servito accompagnato da riso bianco.
L’unica oggettiva difficoltà, per chi non vive in una grande città, può essere il reperimento degli ingredienti, ma quando mi faccio prendere da queste ispirazioni progetto sempre un viaggetto al supermercato meglio fornito della zona per fare incetta di tutto l’occorrente. E devo dire che ultimamente anche nelle città più piccole i supermercati hanno sempre un discreto assortimento di ingredienti strani ed esotici, per la gioia di tutti coloro che amano sperimentare.
Fatemi sapere se l’avete provato. E naturalmente ditemi anche cosa ne pensate del film. Una storia d’amore senza macchia.