Tutti pazzi per l’oro

Fool’s Gold è una divertentissima pellicola americana datata 2008 diretta da Andy Tennant con principali attori Matthew McConaughey che interpreta Finn e Kate Hudson nella veste di Tess.

I due protagonisti da poco divorziati, si incontrano (purtroppo) casualmente  iniziando a collaborare in una ricerca del tesoro perduto appartenente a un vecchio galeone spangolo. Questi, riescono nell’intento e non trovano solo il tesoro…ma anche l’amore perduto!

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In una delle scene del film si riuniscono tutti a tavola con gli amici e iniziano a raccontare di come la nave spagnola affondò. Nei piatti che vennero serviti sentivo il profumo degli spaghetti agli scampi e dei frutti di mare! Buonissimo!

Qual è il vostro piatto di pesce preferito? Raccontatecelo nei commenti!

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Fonti immagini: http://www.fanpop.com/clubs/fools-gold/images/9651853/title/fools-gold-photohttp://fandango.com/foolsgold_44929/moviephotospostershttp://blog.giallozafferano.it/nonsolodolcedilorena/spaghetti-agli-scampi/

 

 

ANTEPRIMA FFD: Arrival – Il film per eccellenza per i comunicatori

Raramente ci capita la fortuna di vedere film che ci parlano, che ci toccano profondamente, che comunicano con noi con la nostra lingua dell’anima. E mai avrei immaginato che uno di questi per me potesse essere Arrival, un film di fantascienza da cui mi sarei aspettata la solita trama alla Indipendence Day.

Invece, da traduttrice, linguista, comunicatrice e mamma questo film sembra essere scritto apposta per me e il regista, Denis Villeneuve, ha saputo toccare magistralmente moltissime corde profonde, tenendomi aggrappata alla visione dalla prima all’ultima scena, fino al toccante finale.

Protagonisti del film sono Louise, un’esperta linguista, e Ian, uno scienziato. Louise, in particolare, viene incaricata dal governo americano di cercare di comunicare con gli alieni che sono misteriosamente comparsi nei cieli di 12 nazioni diverse con altrettante navi spaziali, per scoprire quali siano le loro intenzioni. Lo stesso fanno i team di esperti degli altri Paesi e per un po’ le rispettive scoperte vengono condivise fino a quando i cinesi non interpretano un’informazione ricevuta durante uno dei loro incontri in un modo che li spinge a troncare qualsiasi trasmissione. Tutte le nazioni seguono il loro esempio, e gli schermi in cui campeggiano le scritte “DISCONNECTED” sono un’immagine perfetta di cosa significhi non comunicare, essere disconnessi. E poiché, come sappiamo, anche il non comunicare è esso stesso un modo di comunicare (I assioma della comunicazione, “è impossibile non comunicare”), questo “black-out” volontario apre la porta a scenari di incomprensione a livello mondiale e oltre.

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L’unica che con caparbietà e amore prosegue imperterrita nel tentativo di capire la misteriosa lingua degli alieni è Louise, la quale, man mano che proseguono gli incontri, si trova coinvolta in un vortice di immagini oniriche, in un continuo ping pong tra la realtà e déja-vu della sua vita.

Bellissime sono le scene in cui la squadra entra nella misteriosa nave spaziale e comunica con i due alieni eptapodi attraverso un vetro speciale, le visioni di Louise sulla figlia Hannah e… molto altro. Non posso dirvi di più perché il film è ricco di colpi di scena e corro il rischio di spoilerarvelo e di guastarvi la visione.

Credo di poter dire che questo film è appena entrato come minimo di diritto nella top 20 dei film che mi sono piaciuti di più in assoluto. Ottima la regia e splendidi gli attori, Amy Adams, Jeremy Renner, Forest Whitaker, giusto per nominare quelli principali.

Trailer ufficiale italiano:

Trailer

Trailer ufficiale internazionale:

Trailer internazionale

Poiché il film è decisamente drammatico, per stemperare un po’ la tensione e farci tornare il sorriso con un po’ di humour direi che sicuramente il piatto che possiamo abbinarvi è la deliziosa ricetta dei calamari ripieni al forno  (in onore dei nostri amici alieni calamaroni).

Occorrente

Calamari (1 per ogni commensale)

Mollica di pane

1 uovo

Prezzemolo

Capperi e olive

Vino bianco

Parmigiano

Olio, sale e pepe

Procedimento

Lavate e pulite bene i calamari e staccate i tentacoli, che taglierete a pezzetti molto fini e passerete in padella con olio, uno spicchio d’aglio e un bicchiere di vino bianco.

Preparate un battuto fine di prezzemolo, capperi e olive e bagnate la mollica di pane con acqua. quando il vino sarà evaporato, aggiungete il composto in padella e amalgamate bene, salando e pepando a piacere. Mettete il tutto in una ciotola e aggiungete l’uovo e il parmigiano. A questo punto il ripieno è pronto.

Farcite le sacche dei calamari badando a non riempirle del tutto e chiudete in fondo con uno stuzzicadenti.

Ungete una pirofila e adagiate i calamari farciti. Bagnateli con mezzo bicchiere vino bianco e infornateli a 180° per 40 minuti.

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Buon appetito e buona visione!

Brindiamo a Florence Foster Jenkins – Il Manhattan di St Clair

Ieri sera a Los Angeles, come ogni anno ormai da 74 edizioni, ha avuto luogo la cerimonia di assegnazione dei Golden Globes, uno dei premi cinematografici più ambiti. Il film che ha fatto man bassa di premi quest’anno è La la land, ma a fare scalpore è stata Meryl Streep, ottima protagonista del film Florence Foster Jenkins (per gli amici “Florence”), che ha ricevuto un premio alla carriera e ha lasciato tutti di stucco, entusiasti e commossi con il suo discorso. Non l’ha mai nominato, ma il bersaglio principale di tale discorso è stato senz’altro Donald Trump, che, dal canto suo, ha fatto spallucce e ha minimizzato la sua importanza dichiarando che si tratta solo dell’opinione di un’amante di Hillary Clinton.

Ciò che personalmente più mi ha commosso, però, è stata la chiusura, con un ricordo per la sua cara amica, la principessa Leia (Carrie Fisher) di recente scomparsa: “Take your broken heart, make it into art“. Questa secondo me è una verità assoluta: dobbiamo sempre prendere tutto ciò che ci capita nella vita, anche le esperienze più brutte, i dolori più grandi, e trasformarlo in qualcosa di positivo, di grande.

Ma sto divagando. Il film di cui volevo parlarvi oggi, naturalmente, è Florence. Si tratta della storia vera di una cantante lirica, Florence Foster Jenkins, appunto, che divenne famosa per le sue pessime doti canore. Il suo paladino è il marito, interpretato da Hugh Grant, che per proteggerla e per proteggere il suo sogno, convinta com’è di avere la voce di un usignolo, sfrutta il suo denaro (è infatti un’ereditiera newyorchese) per organizzare concerti privati in cui il pubblico è debitamente indottrinato e non le lascia sospettare nulla. Naturalmente anche le recensioni che Florence trova al mattino sul suo letto sono sempre entusiastiche. Il segreto deve essere mantenuto a ogni costo, a volte anche in maniera rocambolesca.

In questo piano complicato viene coinvolto anche un pianista (l’eccezionale Simon Helberg) che, suo malgrado, rimane affascinato da Florence e ne diventa amico, al punto da mettere a repentaglio anche le proprie speranze di carriera quando verrà organizzato un grandioso concerto alla Carnegie Hall, una delle più importanti sale da concerto di New York (“là fuori ci ammazzeranno”, dichiara sconsolato).

Il film ti trascina in un’altalena di sentimenti, a tratti divertente e sfrontato, a tratti triste e riflessivo. È un film che ti ispira, che ti sprona a seguire i tuoi sogni. A lavorare duramente per realizzarli. Di sfondo la malattia di Florence, contratta dal suo primo marito e che di fatto, oltre a farla soffrire moltissimo (il medico che la visita è stupito per il fatto che sia sopravvissuta così a lungo) le strappa il sogno di diventare pianista e apre le porte all’infedeltà del marito, che addirittura vive con l’amante in un’altra casa, dove si balla e si beve dopo il bacio della buonanotte alla moglie legittima.

 

 

E ciò che si beve in questo film con brindisi all’amicizia e “in one” è uno dei più celebri e amati cocktail del mondo (e forse anche il più antico), il Manhattan.

Oggi vi voglio far scoprire la ricetta per preparare quest’ottimo cocktail.

 

Il Manhattan di St Clair

Realizzarlo è molto semplice, anche perché il Manhattan non si shakera, si mescola nel mixing glass.

Occorrente

Rye Whiskey (5 parti) (o Bourbon, a seconda dei gusti)

Vermouth rosso (2 parti)

Angostura bitter (1 goccia)

Ghiaccio

Ciliegina per decorare

Un mixing glass, coppe martini, uno strainer e cannuccia (per mescolare).

 

Procedimento

Mettete del ghiaccio nel mixing glass, aggiungete per prima cosa una goccia di angostura, quindi versate il rye whiskey insieme al vermouth rosso. Mescolate delicatamente finché le pareti del bicchiere non saranno quasi gelide.

Versate nella coppa dopo aver collocato la ciliegina al maraschino sul fondo (e filtrando con lo strainer). Et voilà, il gioco è fatto.

 

Naturalmente del Manhattan esistono numerose varianti, quindi potrete ad esempio anche sbizzarrirvi a provare la versione dry o il “Manhattan perfect”.

Solitamente bevuto come aperitivo, può accompagnare carni rosse, secondi piccanti, pesce.

 

A questo punto siete pronti a lanciarvi in un ballo sfrenato insieme a St Clair! Non perdetevi questo film, magari sorseggiando un buon Manhattan.

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Il menù della Befana arriva sulla Freccia Azzurra

 

In tutto il mondo i bambini attendono con ansia il giorno di Natale per ricevere la visita di un bonario personaggio dalla fluente barba bianca e vestito di rosso, che vola su una slitta trainata da renne; chiamatelo Babbo Natale, Santa Claus o come volete voi, è lui il protagonista delle feste.

I più fortunati, però, sono i bambini italiani, come narra l’incipit del film di cui vi parlerò oggi, in quanto la notte tra il 5 e il 6 gennaio ricevono altri doni, quelli offerti dalla Befana.

Un giorno dell’Epifania di tanti anni fa, però, i bambini rischiarono di non ricevere alcun regalo.

Un brutto raffreddore, infatti, costringe la Befana a stare a letto e ad affidarsi al suo aiutante, il signor Scarafoni. La dolce vecchina, però, non sospetta che questi abbia in mente un piano malvagio: anziché donare i giocattoli ai bambini intende infatti venderli ai più ricchi e invita il piccolo Francesco, che si era recato al negozio della Befana per consegnarle la sua letterina, a tornare con i suoi genitori ben forniti di soldi per avanzare le sue richieste.

Il piccolo Francesco, però, è orfano di padre e non naviga nell’oro: è infatti costretto a lavorare per guadagnarsi il pane. Il suo grande desiderio, ricevere in dono un magnifico trenino chiamato “La Freccia Azzurra” rischia dunque di rimanere solo un sogno.

All’insaputa di tutti, i giocattoli si animano e decidono di sventare il piano del malvagio Scarafoni scappando e andando alla ricerca dei bambini, guidati dal fiuto di un cagnolino di pezza. Inizia così un viaggio fantastico lungo il quale i giocattoli si consegnano da soli, aiutati anche da nuovi amici, sulle fantastiche note di Paolo Conte, che ha composto le musiche per il film.

La Freccia Azzurra di Enzo d’Alò, tratto da un racconto di Gianni Rodari, (grazie anche alla fantastica colonna sonora e al doppiaggio di Dario Fo) ha un’atmosfera sognante e già reca il timbro di quello che sarà il grande successo dello studio di animazione Lanterna Magica, La Gabbianella e il Gatto.

Non vi racconterò il seguito della storia, che riserva molti colpi di scena, ma vi svelerò la ricetta per preparare un dolce indispensabile da mettere nelle vostre calze: il carbone! È davvero semplice.

Il carbone della Befana

Ingredienti

Zucchero, acqua, 1 albume, zucchero a velo, 1 cucchiaino di alcol, colorante alimentare nero

Procedimento

Preparate uno sciroppo mescolando lo zucchero nell’acqua (circa 300 g di zucchero in 100 g di acqua). Con questo prepareremo il caramello, portando il composto a ebollizione e lasciandolo imbiondire. Occhio a non farlo bruciare! Questa è la parte più delicata della ricetta.

Nel frattempo montate l’albume a neve e unitevi 200 g di zucchero, 100 g di zucchero a velo e l’alcol. Infine unite il colorante.

Unite questo composto al caramello quando quest’ultimo è pronto e versate il tutto in uno stampo rettangolare foderato con carta da forno.

A questo punto il gioco è fatto. Basterà attendere per circa 3 ore che il carbone si raffreddi e tagliarlo a pezzi. (E metterlo nelle calze per la gioia di grandi e piccini.)

Buona Befana a tutti!

 

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Eternal Sunshine of the Spotless Mind – Il piatto preferito di Clementina e Joel

Come sapranno coloro che hanno avuto modo di viaggiare un po’ in giro per l’Europa, soprattutto nella sua parte settentrionale, in gran parte dei Paesi i film al cinema sono in lingua originale e sottotitolati nella lingua locale. L’Italia è infatti uno dei pochi Paesi al mondo a doppiare tutti i film, cosa che spesso può rendere dei capolavori dei film mediocri o in rari casi trasformare un film mediocre in un capolavoro.

Questo grazie all’abilità dei doppiatori, tanto che i fan di determinati attori notano subito quando il loro beniamino è doppiato da un artista diverso, creando addirittura fan club o gruppi a favore di questo o quel doppiatore per i film di un determinato attore.

Ma non è solo un buon doppiatore a rendere giustizia a un film. Certe volte anche la semplice traduzione di un titolo può essere più o meno accattivante e in alcuni casi può essere addirittura un disastro.

Questo è il caso del film di cui intendo parlare oggi, che, originariamente intitolato “Eternal Sunshine of the Spotless Mind”, si è visto storpiare brutalmente in “Se mi lasci ti cancello”. La traduzione del titolo di questo film da molti considerato un capolavoro è stata a lungo oggetto di dibattito, tanto che ancora oggi si sente spesso di persone che non hanno visto il film perché fuorviate dal titolo. Alcuni sostengono invece che una simile traduzione aberrante sia stata un’astuta mossa di marketing. Ai posteri l’ardua sentenza. Personalmente tendo più a schierarmi dalla parte di coloro che si inalberano, perché il film merita di essere visto almeno una volta.

Cosa si può fare se l’amore finisce? Come si può riuscire a togliersi dalla mente una persona che per un motivo o per l’altro non si desidera più che faccia parte della propria vita?

Semplice, basta cancellarla.

In una sola notte, un complicato procedimento condotto dagli aiutanti dell’ideatore del metodo porta alla cancellazione totale di tutti i ricordi legati all’altra persona e il paziente al risveglio non ricorda più nulla. Niente di più semplice. Però… i guai per il team di sprovveduti aiutanti (che durante la procedura si dedicano a tutt’altro che al lavoro) iniziano quando il protagonista, Joel, cambia idea e decide di non voler più cancellare i ricordi dell’amore della sua vita, Clementine, una ragazza un po’ strana (per dirla con parole sue “una ragazza un po’ incasinata che cerca la sua pace mentale”) che colta da un impulso improvviso l’aveva cancellato per prima.

I due innamorati, infatti, iniziano una fuga nei ricordi, cercando di nascondersi per non farsi trovare dal macchinario che inesorabilmente cancella tutti gli avvenimenti dalla mente di Joel, costringendo lo stesso dottore a intervenire in prima persona per cercare di recuperare lo sgusciante paziente che è andato a finire fuori della mappatura dei ricordi.

A quale piatto sono legati Joel e Clementina? Il leit-motiv culinario di questo film è senz’altro il pollo. È infatti il protagonista del primo incontro dei due giovani, avvenuto a una festa in spiaggia: Joel si è isolato dal gruppo e sta mangiando pollo. Clementina gli si avvicina e inizia a parlare. E gliene chiede un pezzo.

Ma è ancora pollo quello che mangiano insieme al ristorante. Questa volta in versione orientale. In diversi punti del film, infatti, vediamo i due mangiare al ristorante o a casa cibo orientale take-away, con le bacchette. E sinceramente non riuscirei a immaginarmeli a mangiare altro, viste le loro personalità particolari.

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Siccome uno dei miei trip più recenti è quello per il wok, è senz’altro un piatto asiatico quello che desidero abbinare a questo film. Qualche mese fa mi sono infatti comprata uno splendido wok in ghisa e siccome ho la pessima abitudine, in tutto ciò che faccio, di voler fare le cose bene o di non farle affatto, vi devo confessare che il wok non è ancora mai stato usato. Ma prima o poi lo inaugurerò e sono sicura che a quel punto non lo abbandonerò più. Questa ricetta potrebbe quindi essere un ottimo motivo per inaugurare questa mitica pentola. Naturalmente non dovete per forza avere un wok in ghisa per cucinarla, una pentola qualsiasi tipo wok andrà più che bene.

Pollo di Clementina e Joel

Ingredienti:

Petto di pollo, zenzero fresco, cipollotti, carote, peperoni rossi, peperoncino thai fresco, aglio, salsa di ostriche, salsa di pesce, zucchero di palma, olio di semi di arachidi, salsa di soia.

Procedimento:

Innanzitutto tagliate lo zenzero fresco a listarelle e mettetelo in acqua per una decina di minuti. Così facendo perderà un po’ della sua carica. Più amate il sapore dello zenzero, meno lasciatelo in ammollo, naturalmente. Nel frattempo, tagliate il pollo a dadini e il resto delle verdure a listarelle (a julienne). Tritate l’aglio finemente. A parte, preparate una salsina mescolando salsa di soia, salsa di ostriche, un paio di cucchiaini di zucchero e due cucchiaini di salsa di pesce.

A questo punto, riscaldate un po’ d’olio nel famoso wok (o in una normale padella antiaderente) e aggiungete l’aglio, lo zenzero (naturalmente scolato) e i peperoncini. Dopo alcuni secondi, aggiungete il pollo e i cipollotti e fate andare il tutto per 5 minuti.

Aggiungete un paio di cucchiai d’olio e quindi unite carote e peperoni nella padella. Lasciate cuocere per altri 3-4 minuti e aggiungete la salsa, mescolando bene.

Naturalmente questo fantastico piatto orientale (una ricetta thai che ha però le sue radici nella cucina cinese) può essere servito accompagnato da riso bianco.

L’unica oggettiva difficoltà, per chi non vive in una grande città, può essere il reperimento degli ingredienti, ma quando mi faccio prendere da queste ispirazioni progetto sempre un viaggetto al supermercato meglio fornito della zona per fare incetta di tutto l’occorrente. E devo dire che ultimamente anche nelle città più piccole i supermercati hanno sempre un discreto assortimento di ingredienti strani ed esotici, per la gioia di tutti coloro che amano sperimentare.

Fatemi sapere se l’avete provato. E naturalmente ditemi anche cosa ne pensate del film. Una storia d’amore senza macchia.

 

Colazione di Casper

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Vi ricordate del tenerissimo fantasma Casper? E’ stato un film creato nel 1995 in cui vi era questo padre defunto della signora Carrigan il quale aveva lasciato in eredità il denaro in donazioni ambientaliste, mentre il famoso castello situato tra le scogliere del Maine, lo aveva lasciato alla sua carissima figlia infestato da quattro fantasmi e chiuso da molto tempo. I quattro fantasmi sono Molla, Ciccia, Puzza e Casper di cui i primi tre cercano di spaventare chiunque si introduca in quel castello, mentre Casper vuole fare amicizia con gli esseri viventi. Visto che i tre fastasmi riescono a spaventare tutti allontanandoli dal castello, Carrigan vuole disinfestarlo in modo tale da potersi appropriare del tesoro che è situato all’interno del castello, così chiama il dottor Harvey che si trasferirà in questo castello insieme alla figlia Kat. Kat inizia a fare amicizia con Casper, così una volta ambientata nel castello decide di fare una festa per Halloween e invitare tutti i suoi compagni di scuola, in quella sera andando a dormire Kat chiede della vita precedente di Casper, il quale lui non ricorda nulla. La mattina dopo la colazione, Kat ha sistemato la soffitta riordinando i ricordi di Casper, in modo tali da ricordarli, allora scoprono che il padre di Casper aveva inventato una macchina “Lazzaro” che lo riportasse in vita, che però suscitava invidia alla Carrigan. Ella tenta di convincere il suo avvocato Dibbs a morire per essere anche lui un fantasma e finalmente scoprire dove fosse nascosto questo tesoro, ma questa richiesta non venne esaudita. Durante la discussione tra l’avvocato e la signora Carrigan, morì lei cadendo dalla scogliera e nello stesso momento morì anche il dottor Harvey. Nuovamente il fantasma della signora Carrigan litiga con l’avvocato per l’ampolla che conteneva il siero per ritornare in vita che poi alla fine Dibbs la consegna a Casper e Kat e lui scappa col il tesoro trovato. Carrigan si infuria e getta Dibbs dalla finestra uccidendolo, ma visto che lei aveva in questo modo violato la leggi dei fantasmi, il suo corpo scomparirà per sempre, all’inferno.

Così Kat con “Lazzaro” fa resuscitare il padre, il quale gli era stato ceduto il posto da Casper, ma anche lui viene premiato da Amelia, la moglie di Harvey, diventata un angelo e che fa comparire Casper un ragazzo per sole poche ore.

Ma sapete cosa ha preparato Casper per a colazione di Harvey e Kat?

Il  nostro Casper indossa il cappello da cuoco, accende i fornelli, imposta il timer e…

prepara uova strapazzate con una montagna di pan cake e da bere un bel succo d’arancia, ma i nostri ospiti non fanno in tempo a mangiare un boccone che Puzza, Ciccia e Molla arrivano facendoli spaventare e dopo aver chiamato Casper si siedono a mangiare anche loro un bel piatto con profitterol con la glassa di cioccolato, donut con glassa di fragole, bocconcini di pan di spagna ripieni di panna e fragoline e babà.

Tantissimi dolci che il nostro Casper dovrà pulire.

 

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A Christmas Carol – Menù tra ricordi e tradizione

Quando si avvicina il Natale, in televisione comincia la kermesse dei grandi classici di Natale. Film iconici che tutti noi (o quasi) abbiamo visto almeno una volta. Un classicissimo di Natale, di cui sono state girate numerose versioni negli anni, è senz’altro “A Christmas Carol” (Canto di Natale), tratto dall’omonimo racconto di Charles Dickens.

A Natale, si sa, bisogna essere tutti più buoni, ma una persona (se non si considera il Grinch) fa eccezione: si tratta di Ebenezer Scrooge, un avaraccio dal cuore gelido che vive solo per i suoi soldi e non desidera condividere nulla con nessuno, siano essi parenti, il suo fedele dipendente Cratchit, o, peggio che peggio, il prossimo. Odia le feste, l’atmosfera di gioia, i cori tradizionali e, naturalmente, tutti coloro che gli chiedono soldi. Decide dunque di chiudersi in casa per non vedere nessuno, ma durante la notte riceve visite inattese: il fantasma del suo vecchio socio in affari, altrettanto tirchio, che gli mostra in quali terribili condizioni si trovi ora che è passato a miglior vita ed è costretto a trascinarsi in catene il peso dei forzieri d’oro che tanto aveva bramato in vita. Lo ammonisce dunque e gli preannuncia la visita di tre fantasmi: lo spirito del Natale passato, quello del Natale presente e quello del Natale futuro, che tenteranno di farlo riflettere sulla sua condotta, prima che sia troppo tardi.

Ebenezer è naturalmente scettico, fino a quando non compare il primo spirito. Inizia così un viaggio notturno lungo il tempo e Scrooge è costretto a rivivere ricordi dolorosi e a vedere situazioni presenti e future strazianti. Riuscirà questo percorso a toccargli il cuore e a donargli nuovamente lo spirito del Natale?

Naturalmente in questo genere di film la Disney è maestra e due famose versioni firmate Disney sono quella del 2009 diretta da Robert Zemeckis con protagonista Jim Carey e, naturalmente, la versione animata (Il Canto di Natale di Topolino), con Zio Paperone che si cala perfettamente nei panni di Scrooge.

Durante il suo percorso, Scrooge ha modo di vedere il frugale pasto con cui festeggia la famiglia di Cratchit e il piatto che non può mancare su qualsiasi tavola imbandita per le feste – sebbene qui sia in quantità da nouvelle cuisine forzata –  è un bel cappone arrosto! (In realtà nell’opera originale, se non sbaglio, il volatile in questione era un’oca ripiena.)

Al cappone arrosto è senz’altro legato il ricordo dei Natali trascorsi a casa dei nonni. La nonna preparava un cappone prelibato e, quando apriva il forno per bagnarlo con il sughetto per mantenerlo bello morbido, si sprigionava un profumo eccezionale che metteva l’acquolina in bocca a tutti. Un’altra immagine che ho ben chiara davanti agli occhi e nelle narici è quella del nonno che fiammeggiava le piume rimaste del volatile acquistato freschissimo dal pollivendolo (e il relativo odore di piume bruciacchiate).

Quindi, senza alcun dubbio, la ricetta che collego a questo film e che non può mancare nel nostro menù è quella del cappone  arrosto, che per le feste è solitamente nella versione ripiena.

Il ripieno può essere realizzato con ingredienti a piacere, ma suggerisco castagne (che io di solito non metto perché non mi piacciono), salsiccia, 1 piccola mela, pinoli, uvetta, 3 o 4 prugne secche, ½ cipolla e mollica di pane inzuppata nel latte. Altro ingrediente fondamentale per una buona riuscita di questo piatto è la pazienza, unita al tempo. La cottura, infatti, è lunga e occorre bagnare ogni circa 10 minuti il cappone con il sughetto. Ma il figurone è assicurato!

Un tocco in più per far risaltare il vostro cappone delle feste e lasciare sorpresi i vostri ospiti può essere servirlo con una salsa di ribes.

Per realizzare la salsa, far caramellare 150 g di zucchero con 2 anici stellati, un bastoncino di cannella e un cestino di ribes freschi. Aggiungere 2 mele a fette e farle rosolare leggermente. Quindi aggiungere mezzo bicchiere di Porto, la scorza grattugiata di un’arancia e il suo succo, una cipolla di Tropea a fette finissime, 1 cucchiaio di uvetta sultanina e 7 prugne secche denocciolate e a loro volta affettate. Lasciar cuocere per circa 15 minuti a fuoco medio. Quando gli ingredienti si sono amalgamati bene e il tutto ha assunto uno splendido colore rosso, la salsa è pronta da gustare.

Il re del nostro menù è dunque il cappone ripieno al forno.

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Buon appetito e Buone Feste a tutti!

Il menù di Chocolat

“Chocolat” è un famoso film del 2000 in cui abbiamo come protagonisti principali Johnny Depp e Juliette Binoche.

chocolat-diIl film è ambientato negli anni 60 in questo piccolo paese della provincia francese in cui i suoi abitanti hanno una mentalità molto chiusa, ferrea e soprattutto fredda a causa delle tradizioni, finchè non giunse questa donna di nome Vianne e la figlia Anouk, che prende in affitto un casa molto vecchia, che ristruttura e diventa la sua cioccolateria. Man mano questo luogo, non tanto gradito dal conte Raynaud, divenne un posto in cui ognuno trovava il proprio rimedio ai propri problemi, grazie ai consigli di Vianne. Lungo il fiume di questa città, invece, si trovavano gli zingari tra cui il nostro protagonista Roux, anche lui con la sua comunità non vengono ben visti e cercano di allontanarli dalla città. Roux e Vianne trovandosi nella stessa situazione, si ritrovano in diversi momenti del film, in cui hanno anche un rapporto di confidenza e intimità. Il film terminerà con un lieto fine perchè il sindaco finalmente si lascia andare alla tentazione dei cioccolatini e anche lui come molti altri abitanti, cambiò umore e anche le sue idee , mentre Vianne con la figlia si spostarono verso nuove mete.

Ma sapete cosa prepara Vianne al compleanno di Armande?

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Come vedete Vianne ha in mano un vassoio di gamberoni rossi cotti a forno, con contorno di ostriche e limone, mentre Roux ha in mano un tacchino al forno condito con alloro, pomodori e cipolle accompagnato da un vino bianco. E’ un mix di sapori perchè nel film tutti i loro amici che sono riuniti alla tavola, accompagnano queste prelibatezze con del cioccolato fuso regalando ai loro ospiti una sensazione di piacere e serenità,mai provata prima.

Fonti immagini: http://ftv01.stbm.it/imgbank/SPLASH/CH/02351813.JPG

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…and justice for all – Il giusto menù per un dilemma etico

Vi è mai capitato di credere fortemente in qualcosa? Di dedicarvici anima e corpo perché sapevate che era la cosa giusta da fare? Di lottare strenuamente per ciò in cui credevate e di sentirvi via via sempre più schiacciati dal senso di impotenza quando vedevate che le cose non andavano come avrebbero dovuto?

Ecco, queste sono a mio parere solo alcune delle sensazioni che Al Pacino vive e ci trasmette in questo ennesimo capolavoro della sua filmografia.

Come si potrà mai sentire un avvocato che svolge questo lavoro con passione e vede un suo assistito innocente condannato per via di un dettaglio tecnico? O quando viene a sapere del suicidio di un altro suo assistito che aveva affidato a un collega che non ha curato con la sua stessa attenzione tutti i particolari?

E come si sentirà questo stesso avvocato quando viene ricattato affinché difenda un giudice che disprezza e che sospetta di essere colpevole?

Al Pacino in questo film ci fa vivere un crescendo di emozioni. Parte con un tono sommesso per poi esplodere come un vulcano che abbia accumulato un’enorme pressione.

L’avvocato si trova ad affrontare un dubbio etico e morale. Abbandonare tutto ciò in cui crede e svolgere semplicemente il suo lavoro o non cedere al ricatto e rischiare di essere radiato?

Naturalmente non vi voglio spoilerare il finale del film, quindi se volete sapere cosa deciderà Arthur Kirkland vi consiglio caldamente di recuperare questa perla ahimè sottovalutata del cinema e di gustarvela fino in fondo.

Quale potrebbe essere il menù adatto a un dilemma?

Io suggerirei un piatto che, oltre ad essere adatto per l’accostamento di due generi apparentemente contrastanti, fa molto anni ’70 (il film infatti è del 1979): pasta mare e monti. Di secondo, un bel piatto a base di coccodrillo. Infine, una mousse al caffè con panna e amaretti.

Il menù:

Pasta mare e monti con funghi e mazzancolle

Spiedini di coccodrillo

Mousse al caffè con panna e amaretti

Grazie a wwayne che mi ha fatto riassaporare questo splendido film. Spero che il menù che ho inventato, in parte tradizionale e in parte un po’ particolare, ti sia piaciuto.

Per altre richieste di menù ispirati ai capolavori del cinema o alle più famose serie TV, non esitate a chiedere! Presto parleremo anche delle ricette contenute nei film. Se siete curiosi di conoscere la ricetta di un piatto assaporato nel vostro film preferito, siamo qui.

Buon cinema e buon appetito a tutti!

Alla prossima.

DA HARLEM A MANHATTAN E RITORNO – IL MENÙ DI ARNOLD

Qualche giorno fa stavo ascoltando una persona parlare e improvvisamente mi è venuta alla mente un’espressione che non sentivo da tempo, ma che all’epoca è stata un vero e proprio tormentone: “Che cavolo stai dicendo Willis” (a onor del vero questa è una versione molto edulcorata di quello che stavo pensando realmente, ma tant’è…).

Chi ha visto la serie sicuramente avrà ora davanti agli occhi la faccina paffutella di Arnold che squadra il fratello nella sit com che in America era intitolata Diff’rent Strokes e che in Italia è stata ribattezzata “Il mio amico Arnold”, in onore del piccolo protagonista.

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Willis e Arnold sono due bimbi di colore che vengono adottati dal ricco signor Drummond, che li strappa alla miseria di Harlem alla morte della mamma, malata di tumore. Di 8 e 13 anni, si trasferiscono con lui e la figlia Kimberly a Manhattan. (Falsariga simile sarà ripresa diversi anni più tardi da Willy il principe di Bel Air, che si trasferisce a casa del ricco zio per volere della madre che desidera farlo sfuggire ad alcuni teppisti.)

La sit com ruota attorno alle loro vicende, sempre condite da humor e motti arguti, trattando anche di temi “difficili” quali il razzismo e l’abuso di droghe.

Oggi possiamo vedere come Harlem sia diventato un quartiere in cui non vivono solo gli afroamericani, ma vi è anche una forte presenza latina.  Questo quartiere di New York dalla forte personalità si è reinventato più e più volte, culla del jazz, con la presenza di grandi nomi quali Ella Fitzgerald, ma anche di altre leggende quali Michael Jackson, John Coltrane, Billie Holiday e Malcom X.

Cosa possiamo mangiare nella vera Harlem, che potrebbe piacere ad Arnold e ai bambini (ma anche a noi adulti!)?

Senz’altro pollo fritto e waffle. Non sarà il massimo per la dieta, ma di sicuro troveremo in questo menù il vero gusto del Sud degli Stati Uniti.

Il menù:

Pollo fritto e waffle

Waffle